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YAR: il Volontariato come modello scalabile e replicabile contro il Razzismo

Razzismo e discorso di odio. È possibile pensare un modello che abbia un reale impatto sul fenomeno del Razzismo e che – al contempo – sia replicabile e scalabile? È possibile affrontare “scientificamente” questi temi?

È ciò che si è chiesto il Progetto YAR: Youth Against Racism finanziato dalla Comunità Europea e coordinato dalla Comunità di Sant’Egidio di Roma.


Darsi un metodo per poi poter verificare i risultati: obiettivo perseguito in due anni di lavoro con giovani dai 13 ai 25 anni di Italia, Ungheria e Belgio.


L'idea è che l'esperienza del volontariato possa avere un impatto decisivo su diversi aspetti che influiscono sulla vita dei giovani, le persone e la loro storia che si connota sempre di:

  1. spiritualità (intesa in senso lato),

  2. valori,

  3. conoscenze,

  4. abilità.


Metodologia YAR:


Il progetto ha mosso i primi passi partendo dalla raccolta dati sulla percezione dei giovani rispetto a tematiche quali Migrazione, Povertà, Razzismo e Discorsi di Incitamento all’Odio.


La raccolta longitudinale di questi dati ha previsto una misurazione ex ante e una ex post intervento il coinvolgimento dei giovani nel progetto YAR.

Tale approccio metodologico ha permesso di delineare gli strumenti necessari per la raccolta di dati significativi riguardanti gli stessi obiettivi di progetto e di organizzare il dialogo con i giovani.


Il metodo qualitativo, infatti, garantisce la ricostruzione del significato sociale che le parti interessate danno alle loro azioni.


Obiettivi a medio termine YAR:


Fenomeni quali il razzismo e le discriminazioni hanno radici profonde e sarebbe stato irrealistico pensare che un unico progetto potesse essere risolutivo. Al contrario, però, è assolutamente possibile intervenire su alcune Soft Skills individuali che – se acquisite – possono corroborare e sostenere relazioni interpersonali, sane e positive. Allo stesso tempo possono rappresentare un argine a comportamenti bullizzanti. Abilità che tendono a favorire e migliorano la relazione con l’altro da sé.


Il progetto quindi ha proposto percorsi ed esperienze affinché i giovani potessero crescere:


· nella propria Autonomia e determinazione del sé;

· nello sviluppo della capacità di Pensiero Critico che permetta di comprendere autonomamente il mondo circostanze, realtà e processi complessi;

· nella Consapevolezza del proprio ruolo;

· nella Consapevolezza e presa in carico del Futuro della propria Comunità;

· nella comprensione di cosa sia il Capitale Sociale;

· nelle Abilità Organizzative.


L’esperienza di Volontariato è stata appunto la palestra dove i partecipanti al progetto hanno allenato Soft e Hard Skills.


YAR: un'esperienza che viene dal basso. Il retaggio della Comunità di Sant'Egidio


La Comunità di Sant’Egidio, infatti, con la presenza in oltre 70 Paesi del mondo, rappresenta un modello per ciò che concerne l’esperienza di Volontariato. Da oltre dieci anni la/le comunità (intese come realtà sparse in tutto il globo) applicano un modello contro ogni forma di razzismo che viene dal basso. Frutto principale di questa esperienza è stata appunto la nascita di “Giovani per la Pace”, non a caso partner di progetto.



Giovani Per La Pace Onlus è un'associazione che si propone di coinvolgere le nuove generazioni nella cultura, nell'assistenza, nell'educazione, nell'educazione e nella formazione di nuove esperienze di aggregazione comunitaria e democrazia di base, nuove forme di servizi sociali, assistenziali, culturali e sanitari, in favore delle fasce più deboli della popolazione in Italia e all'estero.
L'associazione, inoltre, coordina e realizza i servizi sociali, assistenziali, culturali e ricreativi realizzati e in corso all'interno delle comunità di S. Egidio dove i volontari coinvolti sono per lo più giovani.


Secondo gli intenti di YAR project fare del volontariato è molto di più che aiutare qualcun altro. È un impegno civile che coinvolge diversi aspetti della persona e che contribuisce alla coesione della comunità di appartenenza.


L’idea è che l’esperienza di mettersi al servizio degli altri in maniera del tutto gratuita possa impattare su Spiritualità/Valori, Conoscenza e Abilità della crescita personale dei giovani.


Inoltre i giovani coinvolti in esperienze di volontariato lavorano sulla percezione di sé stessi e degli altri - scegliendo così una modalità e non l’altra - di partecipazione alla vita sociale e pubblica grazie alla Spiritualità, intesa come pantheon valoriale, alle emozioni e alle prassi delle comunità in cui operano e intessono relazioni.


Fattori determinati sono inoltre, una sempre maggiore conoscenza del territorio e le storie degli uomini che popolano quel territorio. Storie di migranti e senza tetto ad esempio.

Conoscere l’altro per conoscere sé stessi. Conoscere l’altro per poter provare a mettersi nei panni altrui.


Il Volontariato, così, assurge a vero e proprio metodo che produce risultati misurabili con tempi e regole ben definiti.


Il Volontariato, non nell’accezione di atteggiamento filantropico, ma come strumento di valenza antropologica che mostra la sua efficacia nel combattere i fenomeni di Razzismo e Discriminazione.


YAR e la verifica del Metodo


Un metodo va verificato per essere tale. Ecco quindi che il Team di lavoro di YAR Project ha preso in esame due tipologie di competenze per i giovani:


1. L’autonomia personale intesa come capacità di esprimere un pensiero critico;

2. La capacità relazionale, intesa come abilità di intessere relazioni di qualità con l’altro.


I test finali sostenuti dai giovani che hanno partecipato al progetto dimostrano che maggiore è l’acquisizione di queste competenze, maggiore è la cura e l’attenzione al linguaggio.

Aspetto fondamentale, questo, per tutto ciò che riguarda l’incitamento all’odio.


Bibliografia, documenti e approfondimenti su www.yarproject.eu




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